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Pietro Micca

Pietro Micca nacque a Sagliano il 5 marzo 1677. Seguendo le tradizioni della famiglia materna, imparò giovanissimo a lavorare la pietra e divenne scalpellino e minatore. Chiamato al servizio militare durante la guerra tra il Piemonte e la Francia, vi partecipò con una compagnia del contingente mandamentale locale, e nella notte del 30 agosto 1706, durante l'assedio della cittadella di Torino, consapevole del rischio che correva, dopo aver messo in salvo i compagni diede fuoco ad una miccia di lunghezza insufficiente e perì nello scoppio. Il suo sacrificio non ebbe il riconoscimento che gli era dovuto, a causa della diffidenza e della diffusa arroganza dei nobili e degli alti ufficiali, restii ad attribuire a un umile soldato sentimenti di generosità, altruismo e attaccamento al dovere. Solo oltre un secolo dopo il suo atto eroico fu rivalutato e anche il suo paese natale si apprestò a ricordarlo degnamente con un'opera celebrativa. Tra i vari progetti proposti venne prescelto quello presentato, nel 1878, dal pittore Giuseppe Maffei di Graglia: su alti gradoni in sienite fu costruito un finto tratto di bastione sbrecciato e rastremato della cittadella, che contiene un altorilievo in marmo bianco di Carrara raffigurante l'eroe durante il suo gesto estremo, scolpito da Luigi Vimercati. Sul basamento si eleva una colonna in sienite, rinfiancata da tre cannoni, provenienti dall'arsenale di Torino, e da tre sculture in pietra di antiche corazze con elmo, fasci di lance e stemma di Casa Savoia, e termina con un capitello turrito in gneiss di Rosazza con stella sommitale a cinque punte, in marmo bianco, che intende rappresentare la corona d'Italia. Il monumento realizzato dagli scalpellini dell'Alta Valle costò complessivamente 30.722,22 lire; la sottoscrizione raggiunse la somma di 14.332,72 lire, e Federico Rosazza si accollò la differenza di 16.390 lire. Nella mattinata di domenica 29 agosto 1880, il re d'Italia Umberto I inaugurò l’opera del Maffei eretta a ricordo dell'eroe, alla presenza di molte autorità, tra cui ministri, principi, deputati, senatori, rappresentanti di molti comuni e una moltitudine di persone provenienti anche da altre province, favorite dalle particolari agevolazioni decise per quei giorni e per quell'occasione dal consiglio di amministrazione delle Ferrovie Alta Italia.