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Descrizione degli avvenimenti storici più significativi e della storia della comunità dalle origini ai nostri giorni.

X/XI secolo
La località è compresa nelle donazioni imperiali a favore della Chiesa di Vercelli. Il primo documento in cui viene citata riguarda la decima dovuta alla chiesa di S.Stefano di Biella: da qui si viene a conoscenza della esigua consistenza della popolazione di Zumaglia, in quanto la decima è di molto inferiore a quella dovuta da altre chiese biellesi.
1243
Il 22 aprile 1243, la località viene venduta al comune di Vercelli. Resta documentata la presa di possesso “…de loco Ronchi et Zemalie…”, ma si tratta di una breve parentesi, perché di lì a poco la signoria è di nuovo nelle mani del Vescovo.
1245
Il Vescovo Martino Avogadro, fuggito da Vercelli per la guerra civile tra guelfi e ghibellini, viene in possesso di Zumaglia e di Ronco, nonché di Andorno.
1291
Un grave fatto di sangue che produce morti e gravi danni materiali contrappone gli abitanti di Zumaglia e Ronco a quelli di Vigliano. Non si trattava probabilmente di una semplice faida di campanili, ma di un tentativo di destabilizzare gli equilibri politici a favore degli Avogadro.

1328/1343
Alla morte del Vescovo Uberto Avogadro di Valdengo viene nominato vescovo Lombardo della Torre, appartenente a una potente famiglia guelfa milanese. Un primo embrione del castello viene edificato in questo periodo. Alla morte del vescovo gli Avogadro di Valdengo espugnano il castello di Zumaglia e mettono in fuga il governatore del luogo.

1348/1384
Episcopato di Giovanni Fieschi; la Rocca di Zumaglia viene ulteriormente rafforzata e diviene, insieme a Masserano, uno dei cardini del sistema difensivo episcopale. Quando i rapporti con la comunità di Biella sono particolarmente difficili, il vescovo si rifugia a Zumaglia. Nel 1377, dopo la sommossa popolare di Biella contro il vescovo Fieschi, anche la rocca di Zumaglia viene occupata dai rivoltosi e consegnata al conte Amedeo VI di Savoia.

1383/1434
L’incarico di castellano viene affidato prima a Besso Taglianti, poi a Giovanni de Arlie di Donnaz, poi ancora a Franceschino Gottofredo. Tuttavia i notevoli costi di conduzione del feudo non consentivano ai castellani di rientrare delle spese e il Duca di Savoia non poteva pagare i debiti che man mano aumentavano; così, nel 1416 la località viene declassata da dominio diretto in feudo e viene concessa ai creditori (gli eredi di Franceschino Gottofredo).
1528
Le ristrettezze economiche del casato di Gottofredo costringono a varie cessioni di porzioni feudali a Filiberto Ferrero Fieschi, nipote di Giovanni Fieschi; nel volgere di pochi anni l’intero feudo è nelle sue mani.
1554/1556
Filiberto Ferrero Fieschi è famoso per le oscure manovre politiche e le nefandezze ai danni degli abitanti del luogo. Si ricorda la vicenda del capitano vercellese Giovanni Francesco Pecchio, catturato in un’imboscata e tenuto prigioniero nelle segrete del castello, murato vivo, per venti anni.
Il Fieschi, per accrescere il proprio potere politico, si allea prima segretamente con i Francesi, agevolandone l’entrata nel Biellese, poi li tradisce, alleandosi nuovamente con i Savoia; scoperto ed arrestato, viene privato dei suoi possedimenti e la rocca di Zumaglia passa ai Francesi. Il castello viene definitivamente distrutto, in parte dalle truppe ducali, in parte dai saccheggi della popolazione, esasperata da tanti anni di oppressione.
1572
La proprietà di un terzo del feudo viene venduta alla famiglia Rebuffa per 400 scudi.
1620
La restante parte del feudo viene infeudata alla famiglia d’Albier.
1672/1736
In più riprese, il senatore Guglielmo Leone e poi il figlio Giuseppe Maria acquistano tutto il feudo riuscendo ad ottenere il titolo di conti.
1757
Feudo e titolo passano a Francesco Felice Pillotti, al cui casato restano fino alla abolizione dei privilegi feudali (1797)
1870
Il Marchese Cantono Ceva fa costruire sui resti del castello una caratteristica torre a pianta quadrata, che venne poi abbattuta.
1937
Dopo vari passaggi di proprietà, la rocca e i beni fondiari connessi passano all’on. Vittorio Buratti, che, basandosi sulle ipotesi e gli studi di Emanuele Sella, compie molti e costosi, per quanto infruttuosi, scavi archeologici nel tentativo di riportare alla luce reperti antichi. Egli fa quindi costruire l’attuale castello, inglobandovi i pochi resti dell’antica rocca.