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Santuario di San Giovanni Battista

Santuario di San Giovanni Battista


Il Santuario di San Giovanni Battista, complesso architettonico e ambientale dall'evidente impronta comunitaria, fu realizzato, nelle forme attuali, a partire dai primi anni del Seicento e sino ai primi decenni del Novecento. L’opera è dunque il risultato del lavoro di generazioni di valligiani, cui si è unita la generosità di molte persone abbienti che legarono all'Ospizio parte delle loro fortune.
Una volta realizzato, la volontà popolare assegnò il Santuario ad un Consiglio di amministrazione rappresentativo di tutti i Comuni. Ad esso furono attribuiti ampi ed autonomi poteri decisionali e di gestione su un territorio abbastanza vasto, comprendente cascinali, pascoli in quota, prati a sfalcio e boschi, per consentire all'Ente la necessaria autosufficienza economica e permettergli di realizzare compiutamente i propri obiettivi sociali.


IL COMPLESSO
La Chiesa (costruita tra il 1602 ed il 1606 sull'antico e preesistente sacello del santo precursore) rappresenta il punto nodale dell'intero complesso; con il sagrato antistante è il luogo di integrazione tra il momento divino e la partecipazione popolare. In adiacenza sono poi sorte nei secoli passati le altre costruzioni, fino a creare l'attuale impianto planimetrico a schema aperto, con affaccio sul fondovalle.
Nel 1608 furono realizzate la rettoria e in posizione contrapposta l'hosteria (l'attuale ristorante). Nel 1680, da Carlo Emilio San Martino di Parella, marchese di Andorno e grande condottiero, fu costruito il grande fabbricato, posto sul lato orientale di accesso all'Ospizio, che nel 1713, grazie alla munificenza del notaio Giovanni Battista Accati, divenne sede delle scuole unificate della Valle e poi collegio maschile; venne chiuso nel 1935. Nel 1718, su progetto dell'impresario Tommaso Romano della frazione omonima di Quittengo, venne ampliata l'hosteria con un nuovo fabbricato adibito a palazzo dei religiosi e utilizzato per i pellegrini e gli esercizi spirituali. Nel 1766 fu invece creata l'ala dei pellegrini. Nel 1934, poi, quando ormai l'attività della scuola e del collegio si avviavano alla chiusura definitiva, con il lascito di Roberto Martinazzi di Quittengo fu costruita la palestra e ampliato nelle forme odierne il piazzale inferiore.

IL CAMPANUN
Nelle immediate adiacenze all'interno della faggeta sono stati realizzati in diverse epoche il cimitero ottocentesco e la torre campanaria ("campanun"), costruita nel 1740 su precedente campanile del 1635. Quest’ultima, posta distante dalla chiesa, fu edificata su di un costone orientato in direzione della Valle per consentire al rintocco della campana di raggiungere ogni borgata e segnalare le situazioni di pericolo per l'intero territorio o le occasioni di incontro comunitario. La campana, fusa nel 1764, per dimensioni e per peso (16 quintali) è tra le più notevoli del Piemonte.

LE CAPPELLE
Verso la fine del Seicento l'antico tracciato da Campiglia fu trasformato in comoda mulattiera e in Sacro Monte con la costruzione di sei cappelle, disposte una per tornante e dedicate ai santi eremiti: Sant'Antonio Abate e S. Paolo, Sant'Ilarione, San Gerolamo, Sant'Onofrio e Maria Maddalena. Chiudeva il ciclo l'oratorio di San Zaccaria, demolito circa cinquant’anni fa.

LA CHIESA
La chiesa, ad unica navata, con quattro cappelle laterali, due su ogni lato dedicate ai genitori del precursore (Santa Elisabetta e San Zaccaria) e a quelli di Gesù (Maria Immacolata e San Giuseppe), è coperta da volte a vela e cupola e contiene opere pregevoli di alcuni tra i maggiori artisti e artigiani biellesi e valsesiani settecenteschi: i pittori Fabrizio e Bernardino Galliari, Antonio Cucchi, gli ebanisti Carlo Francesco Auregio e Pietro Antonio Serpentiero. Oltre alla pietra locale si fece molto uso di marmo bianco proveniente dalla cava del Mazzucco in territorio di Rassa (Valsesia); sono di questo materiale gli architravi, i pavimenti del coro e le pile dell'acqua santa, una delle quali datata 1585.

IL BURNELL
La caratteristica fontana con vasca a pianta ottagonale ("Burnell"), con pila centrale, già realizzata nella prima metà del Seicento, fu rifatta nel 1789 e spostata nella posizione attuale quando, nel 1934, si ampliò il piazzale interno.

I COLLEGAMENTI
Ai due antichi collegamenti pedonali da Campiglia (“Urtusc") e da Oretto, attraverso il duecentesco oratorio di Santa Maria di Pediclosso, nel 1870 si aggiunse il tracciato veicolare da Valmosca all'Ospizio, voluto da Federico Rosazza, che dal 1889 al 1897 fece proseguire, a sue spese, fino ad Oropa, attraverso la galleria che da lui prese il nome.