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D - I COSTRUTTORI VALLIGIANI
Fin dal Settecento alcuni dei più capaci scalpellini e mastri da muro dell’Alta Valle d’Andorno si fecero apprezzare come capimastri, specie nella realizzazione di fortificazioni in Piemonte e Savoia (Exilles, l’Eseillon, Fenestrelle, Bard). Sotto l’impero di Napoleone I imprese associate di Rosazza coordinate da Vitale Rosazza Pistolet e da Giorgio Mosca Moro vinsero gli appalti e costruirono le strade di valico del Moncenisio e del Sempione. Venuta meno la dominazione francese, eseguirono la strada da La Spezia a Parma e, in quest’ultima città, per Maria Luigia d’Austria, il ponte sul Taro, il palazzo ducale e il teatro regio. Con lo Stato unitario fu la volta dei bacini di carenaggio di La Spezia, delle ferrovie sarde, della galleria del Borgallo sotto gli Appennini e di moltissime altre opere pubbliche in diverse Regioni italiane e Nazioni europee. Iniziò in questo periodo anche l’emigrazione transoceanica, prima nelle Americhe del Sud e del Nord, più tardi in Asia e Africa. In questa stanza, con gli strumenti topografici delle scuole professionali di Rosazza, fondate nel 1869, sono esposte fotografie di lavori realizzati in Italia e all’estero (Palermo, Perù, Cina, Egitto, La Spezia, Torino, Genova, ecc.) da imprese locali, tessere sindacali di scalpellini operanti in USA, annotazioni di cantiere, dichiarazioni di Enti attestanti le competenze professionali di tecnici locali, un elenco di morti in emigrazione della parrocchia di Rosazza, nel periodo 1800-1990 valutati in 176 (di cui ben 81 in America del Sud e 30 in USA).

E - LA LAVORAZIONE DEL LATTE E IL BUCATO
In questa stanza voltata, di altezza ridotta e con caminetto alla parete, si lavorava lo scarso latte prodotto nella stalla dai pochi capi di bestiame, i cui derivati servivano per l’autoconsumo familiare. Uno sfiato ricavato sul pavimento e coperto da una tavoletta di legno che ne interrompe la superficie in cotto, consentiva al calore animale di salire dalla stalla sottostante e di integrare, nella stagione fredda, la temperatura del locale qui illustrato. Sulla lastra di pietra scanalata ci sono i grossi contenitori a doghe con spallacci in catena metallica a forma di zangola (butz dal cheijne), che servivano per il trasporto dell’acqua dalle fontane o dal torrente all’abitazione. Nel caminetto in pietra, sostenuto dalla catena, vi è il pentolone in rame (caudera) usato per la cagliata e per la preparazione del formaggio. Oltre agli attrezzi per la lavorazione del latte (fé la gujia) è presentata la lavorazione domestica del bucato in cenere di legna.

F - LE ISTITUZIONI COMUNALI
Sono qui documentate due delle tre Società operaie di mutuo soccorso che operarono in Valle, quelle di Rosazza (fondata nel 1892) e di Campiglia Cervo (fondata nel 1871), delle quali nella “Casa Museo” si conserva l’intero archivio. Vi sono le due bandiere sociali e, per Rosazza, anche il diploma commemorativo del battesimo della bandiera con la fotografia dell’avvenimento scattata da Rossetti nel febbraio 1892, nella quale, in prima fila, è raffigurato Edmondo De Amicis, padrino della bandiera stessa. Strumenti topografici e fotografie delle scuole professionali di Rosazza, con schemi grafici, ricordano questa importante istituzione sorta nel 1869, sette anni dopo quella di Campiglia Cervo. Alle pareti sono esposti passaporti di scalpellini valligiani della prima metà dell’Ottocento e fotografie di gruppi di impresari rosazzesi impegnati in Sardegna nella costruzione di ferrovie, di giovani muratori di Oriomosso operanti nel 1866 al traforo del Fréjus e di alcuni notabili di Rosazza, tra cui il senatore Federico Rosazza Pistolet, il maggior filantropo del Biellese.